L’idea del Palio del Grano nasce dalla volontà di trovare uno strumento che fosse in grado di tenere insieme la comunità, creando un meccanismo di partecipazione popolare fondato sulla connessione diretta con la nostra terra. Fino a quel momento, il territorio e le attività rurali che da sempre lo caratterizzano erano vissuti dalla comunità come una limitazione, una condizione considerata con un’umiltà estrema che quasi si trasformava in vergogna delle proprie origini contadine, e che inevitabilmente non avrebbe mai aperto nessuna prospettiva. Tra i propositi principali alla base del Palio c’era invece quello di ridare la giusta dignità allo stretto legame che la nostra comunità ha con la terra, andando a riscoprire il valore dell’antica cultura contadina e inquadrando questa connessione sotto una nuova ottica: non più qualcosa di cui vergognarci ma qualcosa da cui partire per costruire opportunità. Uno dei fattori culturali e colturali più caratteristici del nostro territorio è il grano. All’epoca dell’ideazione del Palio, la rilevanza che il grano aveva sempre rivestito nella nostra comunità era presente non solo come memoria ma anche nella quotidianità delle famiglie che continuavano abitualmente a fare il pane in casa. La forte radice culturale che questo alimento aveva costruito nel tempo era ancora viva sotto la cenere del “progresso”: era viva soprattutto nei ricordi affettuosi d’infanzia, delle giornate trascorse con i nonni quando si mieteva il grano, del clima di festa e convivialità che si creava, della voglia che da bambini si aveva di partecipare attivamente al lavoro per sentirsi grandi. Scegliere il grano come perno di una manifestazione che coinvolgesse la comunità e valorizzasse il territorio voleva dire anche far riaffiorare questi ricordi sbiaditi dal tempo, farli rivivere nel presente e crearne di nuovi nelle giovani generazioni.