Anticorpi per la sharing economy

di Alex Giordano
#CampDiGrano 2016
anticorpi per la sharing economy

I neologismi Sharing Economy, Social Innovation, Smart City, Fab Lab, Makers, Open Data, StartUp sono spesso parole vuote che servono a nascondere vecchi sistemi di potere e di egemonia culturale.
Da qualche anno una rete di ricercatori, attivisti, studiosi, agricoltori, stanno operando un’azione di guerriglia semantica  immettendo nella nuova e complessa sfera pubblica, fatta di attivismo sui territori e tra le comunità e di presenza massiccia nell’infosfera, nuove esperienze volte a riempire di significato vecchi e nuovi concetti per evitare di correre il rischio di finire ancora una volta vittima di un colonialismo culturale e simbolico.
#CampDiGrano intende guardare in faccia al sorriso demente del nostro secolo.
Una settimana nel basso Cilento, alle periferie dell’impero, tra pratiche indigene e comunicazione globale.

Una settimana di alfabetizzazione rurale per dire NO ai boyscout dell’innovazione sociale e per ragionare e performare nuovi possibili futuri.

Una settimana per costruire insieme una festa popolare, per fare comunità e per restituire senso e significato al nostro Tempo.

#CampDiGrano è una settimana che consentirà ai partecipanti di risuonare con un processo in atto di autorisignificazione delle comunità rurali in un momento storico importante;
#CampDiGrano è un momento di presa di coscienza della propria soggettività storica;
#CampDiGrano ti fa entrare dietro le quinte di un processo di attivazione delle comunità locali;
#CampDiGrano è una scuola di sopravvivenza nel mondo dell’immaginario uniformato; #CampDiGrano è un esercizio creativo e una resistenza ludica all’oppressione;
#CampDiGrano è Uno strumento di critica radicale dei luoghi comuni, degli stereotipi sociali e di tutto ciò che ha veicolato e veicola il fallimento del presente.

“Il contemporaneo è l’intempestivo”.

STAY ‘NNANZI

Nel 1874, Friedrich Nietzsche, un giovane filologo che aveva lavorato fin allora su testi greci e aveva due anni prima raggiunto un’improvvisa celebrità con La nascita della tragedia, pubblica le Unzeitgemässe Betrachtungen, le  Considerazioni inattuali, con le quali vuole fare i conti col suo tempo, prendere posizione rispetto al presente.
“Intempestiva questa considerazione lo è,” si legge all’inizio della seconda Considerazione, “perché cerca di comprendere come un male, un inconveniente e un difetto qualcosa di cui l’epoca va giustamente orgogliosa, cioè la sua cultura storica, perché io penso che siamo tutti divorati dalla febbre della storia e dovremmo almeno rendercene conto”.
Nietzsche situa, cioè, la sua pretesa di “attualità”, la sua “contemporaneità” rispetto al presente, in una sconnessione e in una sfasatura.
Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo senso, inattuale; ma, proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace piú degli altri di percepire e afferrare il suo tempo.
Questa visione del contemporaneo ispira il nostro agire e questa edizione di #CampDiGrano. Ma attenzione, questa non-coincidenza, questa discronia non significa, naturalmente, che per contemporaneo intendiamo colui che vive in un altro tempo, un nostalgico che si sente a casa piú nel medioevo di una certa cultura rurale o nella Parigi di Robespierre che nella città e nel tempo in cui gli è stato dato di vivere. Da persone intelligenti schifiamo molti aspetti del nostro tempo, ne avvertiamo tutte le contraddizioni e le barbarie, ma sappiamo in ogni caso di appartenergli irrevocabilmente, sappiamo bene di non poter sfuggire ad esso né che avrebbe senso farlo.
#CampDiGrano propone una visione della contemporaneità come una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanze; piú precisamente, essa è quella relazione col tempo che aderisce a esso attraverso una sfasatura e un anacronismo. Pensiamo che coloro che coincidono troppo pienamente con l’epoca, che combaciano in ogni punto perfettamente con essa, non sono contemporanei perché, proprio per questo, non riescono a vederla, non possono tenere fisso lo sguardo su di essa.
Forse è il tempo di far emergere il conflitto. Anche per dare loro una mano.

L’idea del STAY ‘NNANZI (stai avanti nel linguaggio pop dell’estrema provincia meridionale, contaminata da barbarismi anglofoni e gergo televisivo) significa stare davanti, essere in prima linea nella ridefinizione e nell’orientamento di quel percorso dell’ innovazione sociale che tutti vanno predicando. Vuol dire esserci, essere davanti non per arrivare primo, ma per aprire la strada all’ignoto, per ridefinire il posizionamento nello spazio sociale (locale e globale) delle nostre azioni.
Come si può parlare di Sharing Economy senza affrontare il tema della solidarietà?
Ma veramente per Smart community  – smart city – smart rurality intendiamo una gara tra chi ha il gadget elettronico più lungo o forse vale la pena affrontare il tema dei territori intelligenti, magari interconnessi da reti di cumparaggio?
Cosa ci significa questa retorica dei makers, dei fablab se non siamo in grado di trascorrere più tempo con le persone che sanno fare le cose e meno ad ascoltare i discorsi dei manager?
Che cosa sarai mai lo Storytelling se non l’arte di raccontare, di fare i “cunti”, i conti… ovvero di governare gli open data trasmettendoli oralmente, per prossimità?

Come descriveva bene Agamben la contemporaneità si iscrive nel presente segnandolo innanzitutto come arcaico e solo chi percepisce nel piú moderno e recente gli indici e le segnature dell’arcaico può esserne contemporaneo. Arcaico significa: prossimo all’arké, cioè all’origine. Ma l’origine non è situata soltanto in un passato cronologico: essa è contemporanea al divenire storico e non cessa di operare in questo, come l’embrione continua ad agire nei tessuti dell’organismo maturo e il bambino nella vita psichica dell’adulto. Lo scarto – e, insieme, la vicinanza – che definiscono la contemporaneità hanno il loro fondamento in questa prossimità con l’origine, che in nessun punto pulsa con piú forza che nel presente.

 

Riferimenti:
Le mani per pensare – Lezione Magistrale di Richard Sennett – Bologna, 18 settembre 2009
Unzeitgemässe Betrachtungen, Considerazioni inattuali – Friedrich Nietzsche 1874
Lezione Inaugurale del Corso di Filosofia Teoretica IUAV di Venezia – Giorgio Agamben 2006

By | 2016-06-04T07:08:38+00:00 Giugno 3rd, 2016|Categories: Blog Camp|0 Comments

About the Author: