di Pasquale Rizzi Marinelli
CampdiGrano è la spinta che stavo cercando, per proseguire il mio cammino verso uno stile di vita diverso da quello imposto, ahimè, dai modelli che ormai ci opprimono e che ci stanno portando verso il baratro.
Uno stile di vita lento, eco-sostenibile, orientato all’ascolto e al rispetto di quelli che sono gli elementi che ci circondano dalla natura al cibo, allo stare con gli altri e sopratutto orientato alla decrescita e all’ ”accontentarsi”.
Un termine sconosciuto oggi, per molti negativo, che però al suo interno racchiude la parola “contento” proprio a significare: “l’essere contenti di quel che si ha, di quello che ci viene offerto”. Così come un tempo facevano i contadini accontentandosi di quello che la Terra offriva loro durante l’anno. Ma questo è un altro discorso. Oggi a nessuno piace accontentarsi.
Da due anni ho cominciato un percorso di conoscenza che parte dall’auto produzione di ortaggi ed erbe con tecniche biologiche, per passare attraverso la partecipazione a seminari e incontri sull’alimentazione sana e naturale.
In realtà la mia famiglia possiede degli uliveti che ci hanno garantito sempre una abbondante scorta annuale di olio e di olive e anche di qualche ortaggio (quel poco lucro era destinato alla copertura delle spese durante l’anno), e sin da bambino ho partecipato alla raccolta e alla molitura. Ma sono tanti i ricordi legati alla Terra che porto con me. Basti pensare che d’estate quando finiva la scuola assistevo mio nonno in tutte le pratiche che si svolgevano in quel periodo: come l’aratura, l’innaffiatura, la raccolta delle mandorle e tante altre magnifiche attività…
Dopo aver sposato uno stile di alimentazione salutistica, e orientata al pesco-veganesimo (come io lo chiamo) sto imparando ad utilizzare materie prime nobili e quasi dimenticate come il grano “senatore Cappelli” o le farine integrali e macinate a pietra per l’auto produzione di pane con lievito madre (frequento spesso il blog della comunità del cibo Pasta Madre). Sono sempre alla ricerca di nuovi modi per utilizzare quel prezioso patrimonio di “carne vegetale” di cui le nostre regioni (sopratutto al Sud) sono (forse sarebbe meglio dire erano) ricche.
Ogni nuova varietà di legumi per me rappresenta la scoperta di un tesoro. Quando posso, dispenso consigli a chi ne sa meno di me e devo dire che l’espressione; “grazie mi hai fatto scoprire un mondo” non manca.
Ho conosciuto alcuni splendidi esempi di Agricoltura Sociale presenti sul mio territorio, partecipando a incontri tematici teorico-pratici sulle tecniche degli orti biologici e sinergici. Attualmente vorrei sperimentare un piccolo impianto di agricoltura idroponica fai-da-te, e sto cercando di mettere giù un progetto che abbia come sfondo l’agricoltura e la vita all’aria aperta, con l’obiettivo di partecipare ad un bando regionale per l’erogazione di contributi a fondo perduto per lo start-up di giovani imprese.
Avrei tanto ancora da dire, ma mi sono dilungato già abbastanza.
Quello che mi interessa farvi sapere è che questa per me, sarebbe una splendida occasione di crescita e di conoscenza, e quasi sicuramente di definitivo cambiamento.
Ah dimenticavo sono un consulente informatico (questo è il mio problema), e scambierei volentieri la mia laurea e la mia esperienza con quella di un contadino cilentano o lucano o pugliese, o siciliano, uno qualsiasi purchè sappia insegnarmi ad ascoltare il cielo e il vento e a parlare alla Terra con aria sommessa e levandosi il cappello.